l sindaco di Bergamo Gori ha ripercorso i momenti dell’emergenza coronavirus, ammettendo di aver agito tardi nella comunicazione e nell’organizzazione sanitaria locale. Il primo cittadino parla di una lettera risalente al 5 marzo d aparte dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII che avrebbe segnato il punto di svolta.
Il primo cittadino della città orobica Giorgio Gori ha ripercorso le fasi dell’emeregenza coronavirus, svelando retroscena importanti: “Pochi giorni prima, il 27 di febbraio, ancora, non soltanto noi amministratori, che possiamo anche fare degli errori e, a volte, essere anche un po’ superficiali nella comunicazione, ma virologi e giornalisti autorevoli dicevano: “Siamo prudenti, sì, ma continuiamo la nostra vita normale“”.
Gori ammette di aver sottovalutato il problema inizialmente “La concezione dell’emergenza arrivata fino a un passo dalla data in cui l’epidemia si è manifestata, almeno qui, in tutta la sua violenza“. Pochi giorni dopo eravamo già pieni di persone ricoverate gravi e dei primi morti. E quindi lì me ne sono reso assolutamente conto“.