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Covid: la variante indiana è arrivata in Italia. Dove sono i primi casi?
Martina
28 Aprile 2021

Covid, spunta una nuova variante: indiana.

La variante indiana del virus Sars-Cov-2 si sta diffondendo in Italia attraverso diversi focolai.
Il primo a parlarne è stato il governatore del Veneto, Luca Zaia, poiché due persone rientrate dall’India sono risultate positive al Covid e, a seguito delle analisi, si è visto che le caratteristiche antigeniche dell’agente infettivo erano diverse dalle altre tipologie conosciute.
Dopo il Brasile, l’India appare come il nuovo focolaio che alimenta la pandemia a livello mondiale.

I primi casi di variante indiana in Italia

Al momento sono confermati i due casi di variante B.1.617 a Villaverla, nel Vicentino.
Padre e figlia, positivi alla mutazione indiana, dopo aver partecipato al pellegrinaggio induista di Kumbh Mela ed essersi immersi nel Gange come vuole la tradizione locale.
Fortunatamente, i contagiati non hanno trasmesso il virus ai familiari.

Ancora nessuna conferma, invece, per quanto riguarda due presunti infetti di Venezia.

Inoltre, ci sono state segnalazioni di casi sospetti a Latina. Tuttavia, l’ospedale Spallanzani di Roma, ha precisato che i tamponi eseguiti finora sulla comunità Sikh della provincia di Latina “sono tutti negativi alla variante indiana”.

La variante indiana genera focolai, detti cluster, molto numerosi, probabilmente perché ha un elevato indice di diffusività. Ha due mutazioni nell’area che funziona da bersaglio per gli anticorpi neutralizzanti, quindi si ritiene che in qualche modo possa sfuggire al vaccino.

Come difendersi?

Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia all’Università di Padova, giudica corretta la decisione di bloccare i voli dall’India e le altre misure annunciate dal ministro della Salute ma queste dovrebbero essere affiancate da altri provvedimenti, come quello di istituire una quarantena vigilata per chi viene da questi posti.

“Non si può lasciare all’iniziativa dei singoli un problema di sanità pubblica così rilevante, quello che sta succedendo in India, Cile e Brasile è il risultato combinato di aperture insensate e sviluppo di varianti che diffondono rapidamente”.

Quali sono i sintomi?

Sergio Abrignani, immunologo e membro del Cts, ha spiegato:

“Dal punto di vista teorico la variante indiana preoccupa perché potrebbe sfuggire alle vaccinazioni.
Certo va monitorata e studiata con attenzione.”

Appare probabile che la variante indiana, come già visto per la brasiliana, la sudafricana, la nigeriana, siano meno sensibili agli anticorpi evocati dai vaccini attualmente in distribuzione, e che sfuggano alla maggioranza degli anticorpi monoclonali.

Virulenza e letalità

Massimo Galli, infettivologo della Statale di Milano, Ospedale Sacco, ha motivato perché è da considerarsi pericolosa:

“Non sappiamo quanto la variante indiana, la E484Q, sia più diffusiva, virulenta e cattiva, anche perché ragioniamo in base alla situazione dell’India.
Un Paese che conta 1,366 miliardi di persone, tra cui tantissime in situazioni di indigenza, in un contesto di grande popolosità. Tutte connotazioni queste, che rendono difficile fare confronti con l’Europa”,

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