Circa 800 lavoratori coinvolti nel Milanese, 2.300 aretini. Proteste dei sindacati .
Dal 6 settembre carta verde, certificato di guarigione o tampone. Ma Cgil-Cisl-Uil: sì alla vaccinazione di massa, non si può oltrepassare però la normativa nazionale
Per chi lavora nel Gruppo Prada a partire dal 6 settembre. È la decisione per gli stabilimenti di Terranuova Bracciolini e Levanella in Valdarno, di San Zeno ad Arezzo e quello di Milano.
Come riporta ArezzoNotizie, i lavoratori sono stati avvisati da una lettera che sosteneva l’obbligatorietà del green pass quindi non solo per l’accesso alla mensa, come da legge, ma ad ogni ambiente di lavoro al chiuso: fabbrica e ufficio.
Prada richiede il green pass
Prada richiede il green pass ottenuto o con la vaccinazione o con l’attestato di guarigione dalla malattia e per i dipendenti non vaccinati (o che non abbiano contratto il virus), l’azienda ha deciso di mettere a disposizione i tamponi.
In quest’ultimo caso, però, sono state scavalcate le regole del green pass, perché la validità del tampone per il certificato verde è di 48 ore, mentre l’azienda propone tamponi a proprio carico una volta a settimana.
«Come ulteriore strumento di prevenzione, per coloro che siano sprovvisti dei requisiti sopra esposti sarà prevista l’effettuazione di tampone su base settimanale presso strutture esterne nel rispetto della privacy e con costo a carico del Gruppo Prada».

Da Prada green pass obbligatorio o tampone per i dipendenti
Cosa dicono i Sindacati
«Misura irricevibile – commenta a caldo Silvia Russo, segretaria provinciale aretina della Cisl -. Stiamo lavorando unitariamente e con la segreteria regionale e nazionale Femca Cisl per iniziative atte a fermare il provvedimento. Come Cisl siamo completamente contrari all’iniziativa nel merito e nel metodo. Finora gli accordi sindacali sono stati fondamentali per tutelare lavoratori e aziende, adesso non è possibile surrettiziamente superare le norme e inventarne di nuove».