Dopo oltre dieci anni dalla sua ultima esposizione, Maurizio Cattelan fa il suo ritorno a Milano.
Il 15 luglio apre al pubblico Breath Ghosts Blind, una mostra che riflette sul ciclo della vita dell’essere umano, dalla creazione alla morte. L’esposizione, allestita negli spazi di Pirelli Hangar Bicocca, rimarrà aperta fino al 20 febbraio 2022.
L’esposizione di Cattelan
Il progetto espositivo, curato da Roberta Tenconi e Vicente Todolì, è concepito come una narrazione in tre capitoli, ognuno dedicato a una fase specifica del ciclo della vita.
“Cattelan è un artista che non sceglie mai la strada più facile”, spiega Tenconi. “Non viaggia in autostrada, ma prende strade minori, che a volte lo obbligano a tornare indietro, perché si rivelano dei cul-de- sac, senza via d’uscita. Si tratta di una mostra ambiziosa – prosegue la curatrice -, su cui lavoriamo da anni e che mette insieme i grandi temi ma anche le ossessioni che hanno accompagnato la carriera trentennale dell’artista”.
Le tre opere dell’esposizione
L’esposizione si compone di tre opere.
La prima, “Breath”, è una scultura in marmo bianco di Carrara e rappresenta un uomo sdraiato in posizione fetale accanto a un cane. Un’opera che, spiegano i curatori, “da una parte potrebbe rappresentare il momento generativo, la natività, ma dall’altra anche il senso di solitudine, del disagio. Non solo dell’artista, ma di ognuno di noi”.
La mostra prosegue poi con “Ghosts”, dove centinaia di piccioni in tassidermia sbucano da un’architettura di un ex edificio industriale, quasi ad occupare gli spazi lasciati dagli umani. “Sembra che hanno colonizzato l’edificio. Possono essere gli abitanti del luogo ma anche dei fantasmi”, spiega Tenconi. “Il piccione ha una simbologia ricchissima: è considerato un simbolo religioso, ad esempio la colomba della pace, ma anche un uccello ritenuto fastidioso. Qui ci accompagnano, ci scrutano, forse ci invitano a guardare in luoghi dove non guardiamo, ma non sappiamo se sono amici o nemici”.
Infine c’è “Blind”, un’alta struttura in resina nera che rievoca l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, che Cattelan ha vissuto in prima persona, mentre si trovava a New York. “Quest’opera non cristallizza nessun significato, non c’è alcuna ideologia, ma invita al rispetto e al silenzio”, proseguono i curatori.
Tre opere imponenti, dunque, che trovano nello spazio di Pirelli Hangar Bicocca la loro collocazione più naturale. “È una mostra sui grandi temi dell’esistenza, sulla vita e la morte – ha spiegato il direttore artistico Vincenzo Todolì – perché quando uno nasce, già sta cominciando a morire. E questa è una delle grandi ossessioni di Cattelan. Qui non ci sono scherzi: è una mostra dove regna il silenzio, sulla perdita collettiva, sull’assenza. E a tutti noi può parlare in modo diverso”.