Per i ristoranti di Milano una partenza dimezzata: “Per noi dal 26 aprile non cambierà niente”
Un anno fa, in una Milano ancora convalescente, avevano rappresentato un aiuto in più per cercare di scrollarsi di dosso la crisi di quel primo lockdown. E, infatti, i dehors gratuiti erano spuntati praticamente ovunque grazie a un regolamento del Comune che aveva moltiplicato le opportunità: al posto delle auto parcheggiate, in aree pedonali e zone 30 create ad hoc, nel verde e sui marciapiedi anche non attaccati all’ingresso dei ristoranti di Milano.
Riapriranno solo i ristoranti a Milano con tavoli all’aperto
Ma, in questa nuova ripartenza, sono diventati vitali. In base alle regole dettate dal governo, la possibilità per un bar e un ristorante di riaprire dal 26 aprile – se la Lombardia tornerà gialla – passa dai tavolini all’aperto: è solo lì che si potrà tornare a pranzare, cenare o a bere un caffè, non al chiuso. Tanto che la corsa è ricominciata.
Da maggio 2020 a oggi, Palazzo Marino ha rilasciato circa duemila concessioni. E se, dei 1.835 proprietari che avevano un permesso a fine 2020, 1.473 hanno già chiesto una deroga almeno sino a giugno – ovvero sino a quando sono stati previsti i trasferimenti dallo Stato al Comune per garantire l’esenzione del canone per la concessione del suolo pubblico -, in questi mesi sono stati rilasciati via libera per 130 nuovi spazi. Da viale Bligny a via Cadore, da via Vigevano a via Plinio, da Forze Armate a corso Indipendenza.
“E, viste le norme, è plausibile che crescano ancora”, dice l’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran. Che rivolge un duplice appello: “Il governo deve fare di più per la categoria, sia per estendere la gratuità del plateatico fino a fine anno sia a maggior ragione per aiutare quelli che non possono riaprire”.
Per i ristoranti di Milano partenza impossibile senza Dehor
È stato questo il grido di protesta di molti locali che non hanno la possibilità di montarli, i dehors, neppure con le maglie allargate del regolamento dell’amministrazione e sono preoccupati per una ripresa – per ora – dimezzata.
Secondo i calcoli di Confcommercio, chi non può mettere sedie e tavoli esterni rappresenta circa la metà delle attività della città. E, appunto, fino a quando non sarà consentita la riaperta interna, non potranno riaccendere a pieno i motori. Maran e l’assessora con delega al Commercio Cristina Tajani partono da una considerazione: “La città sta facendo il massimo per garantire ampi spazi e continuerà a fare la sua parte”.
Ma. “Ma è evidente che le regole nazionali le decide il governo – continuano – ed è il governo che deve fornire supporti adeguati a coloro che non sono messi nelle condizioni di lavorare”.
I problemi riguardano ristoranti o bar con un indirizzo magari in strade senza marciapiedi o che non hanno una piazza nei dintorni o uno sfogo limitrofo. Ma anche quelle attività che si ritrovano vicine di casa dei cantieri della M4.
Ristoranti e bar di Milano penalizzati dai lavori per la M4
Una beffa nella beffa, dicono i commercianti, soprattutto per chi ha le insegne tra San Vittore e Foppa, in questo momento la parte più penalizzata lungo il tragitto della futura linea Blu. “Per via San Vittore gli spazi rimangono molto risicati – dice l’assessore alla Mobilità Marco Granelli – , ma in via Foppa questa estate avremo delle restituzioni degli spazi”.
È ancora presto per capire se sarà sufficiente per i tavolini. Ma, “se ci sono proposte puntuali di aree che non creino conflitti con la sicurezza o la viabilità, verranno prese in considerazione”, spiega Tajani. Che, comunque, ricorda come per le imprese penalizzate dai lavori di M4, “siano in corso di liquidazione i contributi del Comune per il 2020”.
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