Il Six di Milano apre in zona Porta Nuova, ma il suo carattere non cambia.
Il centro resta un hub per il design, la musica e il cibo.
Conoscete ogni angolo di Milano, ma non sapevate di questo spazio creativo?
Ecco tutti i dettagli che dovete sapere su Six Milano e sulla riapertura a Porta Nuova.
Il Six di Milano e il trasloco verso Porta Nuova
Dai primi di aprile il Six di Milano non si trova più in zona Navigli, ma è arrivato a Porta Nuova.
La nuova sede porta la firma di Francesco Rota, famoso interior e product designer, che ha progettato lo spazio: una sala al piano terra, chiusa da ampie vetrate al cui centro troviamo un bancone scenografico di 15 metri in pietra lavica.
Nell’ambiente, sono presenti isole con sedie e tavoli di diverse dimensioni per adattarsi a varie situazioni d’uso.
Inoltre, potrete trovare un terrario, ovvero una vasca contenente erbe aromatiche e spezie utilizzate in cucina: un dettaglio che ci parla dell’importanza del verde e della qualità delle materie prime.
Cos’è il Six di Milano?
Il Six è uno spazio che unisce il design, la musica, la gastronomia e la mixologia.
Entrando potrete infatti mangiare, acquistare tutti gli elementi di arredo che vi capiteranno sotto mano e restare lì fino a tarda notte.
Il fondatore di Six, Mauro Orlandelli ha dichiarato:
“Abbiamo voluto creare un vero e proprio polo sul tema, puntando molto sul progetto architettonico. Poi abbiamo aggiunto la cucina e il bancone bar, e ora anche un calendario di eventi live”
La cucina e i cocktail del Six
Il menù è stato pensato da Andrea Colombo, con la gestione quotidiana di Jacopo Calcagnile.
Insieme, hanno creato una quindicina di piatti per il business lunch, tra cui: la Caesar Salad, il Six Club Sandwich, i ravioli di branzino su crema di cannellini e la cotoletta alla milanese con pomodori e citronette.
Colombo e Calcagnile si occupano anche del menù serale che invece prevede piatti come la ceviche di ricciola con lime, la pancia di vitello e il gambero rosso con pepe e katsuobushi.
Ad occuparsi dei drink è invece Gabriele Dodi, che si sbizzarrisce con fermentazioni, infusioni e fat washing da far invidia alla cucina molecolare.
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